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Regime Impatriati 2025 per i cittadini francesi

10 minuti di lettura
Regime Impatriati 2025 per i cittadini francesi

Negli ultimi anni, l’Italia ha saputo attrarre un numero crescente di cittadini francesi in cerca di un nuovo inizio. Se da un lato c’è chi guarda al Bel Paese per il clima, il patrimonio culturale o la qualità della vita, dall’altro si sta diffondendo una motivazione più concreta: la fiscalità agevolata per chi trasferisce la residenza in Italia.

Tra le misure più vantaggiose c’è il Regime Impatriati, pensato per ridurre in modo significativo le imposte sul reddito da lavoro.

 

Cosa è il Regime Impatriati?

Il signor P., cittadino francese, decide di trasferirsi in Italia per lavoro e, anziché pagare le imposte sul reddito totale, come accade in Francia, gli viene riconosciuto uno “sconto fiscale automatico”.

Non si tratta di una semplice detrazione, ma un taglio netto dell’imponibile, che dimezza le somme su cui si calcola l’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. È esattamente questo il cuore del Regime Impatriati, introdotto nel 2015 (art. 16 del D.Lgs. 147/2015) e aggiornato nel 2024 dal D.Lgs. 209/2023.

Il Fisco italiano riconosce il soggetto come una risorsa da attrarre. Se il soggetto è un professionista che rientra o arriva dall’estero, viene “premiato” con una tassazione agevolata per 5 anni, senza alcuna distinzione tra categorie lavorative. Ingegnere, freelance, chef, designer non fa differenza: si pagherà l’imposta solo sul 50% del reddito di lavoro.  

Se il soggetto ha un figlio minorenne durante il quinquennio, lo Stato italiano presenta un altro incentivo: l’imponibile scende al 40%, riconoscendo un sostegno concreto alle famiglie che scelgono di trasferirsi in Italia.

Certamente, però, il vantaggio fiscale presenta un tetto massimo: 600.000 euro di reddito annuo. Se il soggetto guadagna di più, la parte eccedente verrà normalmente tassata.

Per essere più chiaro, faccio un esempio.

Il signor P., attualmente cittadino francese, ha un reddito di 60.000 euro. Traferendosi in Italia, grazie al Regime Impatriati, pagherebbe l’imposta solo su 30.000 euro.

Tutto ciò si traduce in un’aliquota effettiva tra il 22% e il 24%, a seconda di eventuali detrazioni e carichi familiari. In Francia, a parità di reddito, il signor P. arriverebbe a un’imposizione tra il 40% e il 45%.

 

Il Regime Impatriati è uno strumento inclusivo, flessibile e concreto, che può adattarsi a diversi profili professionali, a ogni età e livello di reddito. Non è un privilegio per pochi, ma una vera opportunità per molti.

 

Quali sono le nuove regole del Regime Impatriati?

Le nuove regole non nascono per penalizzare chi decide di trasferirsi in Italia adesso, ma per rendere l’intero sistema più chiaro, lineare e sostenibile nel tempo.

Il vecchio Regime, in vigore fino al 31 dicembre 2023, prevedeva le seguenti condizioni:

  • Riduzione dell’imponibile al 30% per i lavoratori “impatriati”;
  • Ulteriore sconto fino al 10% per chi sceglieva di vivere nel Sud Italia;
  • Possibilità di proroga del beneficio fino a 10 anni, purché vi fossero specifiche condizioni (figli minorenni, acquisto di un immobile in Italia, attività ad alto contenuto specialistico).

Con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 209/2023, il quadro è cambiato.

Il legislatore ha voluto razionalizzare e uniformare la disciplina, eliminando le eccezioni e i bonus extra, e introducendo regole più semplici da applicare e monitorare.

Le condizioni per chi si trasferisce nel 2025 sono le seguenti:

  • Riduzione del 50% dell’imponibile per tutti i lavoratori impatriati, a prescindere dalla zona geografica;
  • Riduzione ulteriore del 40% se ci si trasferisce con un figlio minorenne o se ne si ha uno entro i 5 anni di permanenza;
  • Durata fissa di 5 anni, senza più proroghe;
  • Tetto massimo di reddito agevolabile: fino a 600.000 euro. Oltre questo importo, si applica l’IRPEF ordinaria sulla parte eccedente.

In Francia, tra impôt sur le revenu, CSG e CRDS, la pressione fiscale effettiva può facilmente superare il 45%, soprattutto per i redditi medio-alti.

Con il Regime Impatriati, invece, la tassazione effettiva si abbassa oscillando tra il 20% e il 25%, a seconda della situazione personale, ma comunque il risparmio supera i 15.000 euro all’anno.

 

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Come fare per accedere al Regime Impatriati?

Capire come funziona il Regime Impatriati è importante, ma sapere cosa fare, passo dopo passo, lo è ancora di più.

Quali sono le 5 azioni fondamentali da compiere per ottenere correttamente l’agevolazione fiscale?

 

Verificare gli anni di non residenza

Il signor P. risulta fiscalmente residente nei 3 anni che precedono il trasferimento? Se la risposta è no, allora sarà in linea con i requisiti base. Per poter dimostrare quanto dichiarato è necessaria un’autocertificazione e documenti come una bolletta intestata in Francia, il contratto d’affitto oppure l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, in caso di doppia cittadinanza.

 

Trovare o aprire un’attività lavorativa in Italia

È importante generare reddito di lavoro sul territorio italiano, come precedentemente scritto.

Anche chi lavora da remoto per una società straniera può accedere, a patto che la residenza fiscale sia italiana e il lavoro si svolga prevalentemente in Italia.

 

Compilare la richiesta

Una volta avviata l’attività, si dovrà comunicare formalmente l’adesione al Regime Impatriati. È un passaggio semplice ma indispensabile.

Se il signor P. è un dipendente, non dovrà far altro che firmare il modulo predisposto e consegnarlo al proprio datore di lavoro, il quale applicherà direttamente lo sconto fiscale in busta paga.

Se il signor P. è un lavoratore autonomo oppure un imprenditore, sarà il commercialista a occuparsi della pratica, inserendo il Regime Impatriati nella dichiarazione fiscale annuale.

 

Se non vi è la comunicazione scritta, non si potrà accedere ai benefici del Regime.

 

Trasferire la residenza anagrafica in Italia

Entro 20 giorni dall’arrivo, il signor P. dovrà iscriversi all’anagrafe del Comune italiano scelto, al fine di ufficializzare il trasferimento.

Saranno indispensabili i seguenti documenti:

  • Passaporto o Carta d’identità;
  • Codice fiscale italiano, che è possibile ottenere in pochi minuti presso l’Agenzia delle Entrate;
  • Contratto di affitto o un atto di proprietà che attesti il domicilio.

 

Mantenere la residenza per almeno 183 giorni

Come in precedenza spiegato, non vi sono limiti agli spostamenti e ai viaggi, ma la residenza non deve essere cambiare.

 

Italia: dove trasferirsi?

Cinque città italiane a confronto per chi arriva dalla Francia

Qual è la città perfetta? Non esiste una risposta univoca, poiché ogni città italiana ha una propria anima, un diverso ritmo di vita e particolarità e caratteristiche che la rendono unica.

 

Torino

È una delle città italiane più accessibili per chi arriva dalla Francia, grazie al TGV diretto da Parigi e a un’infrastruttura moderna e ben connessa. La città della Mole Antonelliana è un polo tecnologico automobilistico in continua evoluzione, gli affitti non sono molto alti e l’eleganza discreta si riflette nei caffè storici e nei palazzi sabaudi.

Torino è ideale per chi cerca una vita urbana tranquilla ma senza rinunciare ai servizi di qualità che rendono meno rigidi gli inverni freddi e umidi.

 

Bologna

È un concentrato di vivacità culturale, universitaria e gastronomica, a misura d’uomo. La città vanta un meraviglioso centro storico ricco di portici (patrimonio UNESCO), ottimi servizi, un aeroporto ben collegato e affitti nella media.

Inoltre, la città è definita “La dotta”, in relazione all’università, tra le più antiche d’Europa.

È la soluzione ideale per chi ama la vita dinamica ma ben organizzata, con spazi per crescere professionalmente e un tessuto sociale aperto e internazionale.

La “città delle Torri medievali”, come la Torre degli Asinelli e la Garisenda, permette di evitare il traffico automobilistico muovendosi in bicicletta o con gli efficienti mezzi pubblici.

 

Roma

La “città eterna” è la capitale culturale e politica del Paese. Offre grandi opportunità per chi lavora in ambiti internazionali, nelle istituzioni, nelle ONG, ma anche nel turismo e nella comunicazione.

L’ambiente cosmopolita, il clima mite, la bellezza ovunque e il fermento culturale e artistico giustificano anche gli affetti al di sopra della media e qualche disservizio.

 

Napoli

La città partenopea conquista per l’energia che trasmette, il calore umano, la ricchezza artistica e il costo della vita non molto alto. Inoltre, gli affitti sono bassi, anche nelle zone centrali, e i collegamenti dell’alta velocità con Roma non sono di certo un dettaglio da trascurare, poiché compensa eventuali criticità.

È la soluzione ideale per chi desidera vivere vista mare, in un contesto autentico e pieno di vita e di colori, magari realizzando il sogno di avviare un’attività nel turismo, nella ristorazione o nell’economia digitale.

 

Bari

La capitale economica e culturale della Puglia è in forte crescita, con un interessante ecosistema di start-up e professioni digitali, e con collegamenti diretti con Parigi e Lione.

Il mare è molto bello, il centro storico è ricco di storia e di vita e gli affitti sono nella media.

È la soluzione ideale per chi desidera conciliare lavoro e qualità della vita in una città moderna ma fortemente legata alle tradizioni.

Secondo alcune rilevazioni di consulenti patrimoniali, il costo della vita nelle città analizzate è in media inferiore del 20–30% rispetto a Parigi, soprattutto per quanto riguarda affitti, ristorazione e servizi locali. Ciò significa che, a parità di reddito, la capacità di spesa e lo stile di vita possono migliorare sensibilmente.

 

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Il trasferimento in Italia conviene davvero?

Per spiegare i vantaggi del trasferimento, mi avvalgo di un caso studio reale.

Elodie e Marc (nomi di fantasia) hanno deciso di trasferirsi in Italia nel 2025, insieme ai loro figli di 7 e 11 anni.

Marc lavora da anni nel settore informatico per una società francese e, grazie allo smart working, può mantenere il suo ruolo da remoto, vivendo in Italia. Elodie invece trova un impiego presso una realtà locale, nel settore della formazione linguistica. Il reddito familiare complessivo è di 80.000 € lordi all’anno.

Restando in Francia, tra impôt sur le revenu e contributi come CSG e CRDS, la coppia avrebbe pagato circa 30.000 euro all’anno di imposte. Un carico fiscale importante, anche se ben distribuito tra i due redditi.

Con il trasferimento in Italia e l’attivazione del Regime Impatriati, la situazione cambia notevolmente:

  • L’imponibile fiscale scende al 40%, perché hanno due figli minori;
  • Su 80.000 euro di reddito lordo, il Fisco italiano calcola le imposte solo su 32.000 euro;
  • L’imposta IRPEF effettiva è di circa 11.000 euro all’anno.

Il risparmio annuo è di circa 19.000 euro. In 5 anni, la cifra sale sino a superare 95.000 euro.

Marc ed Elodie riescono a comprare casa a Bari, dove gli immobili sul mare hanno prezzi molto accessibili. Un trilocale con vista può costare tra i 140.000 e i 180.000 euro. Insomma, dati alla mano, quasi metà dell’investimento è coperto dal risparmio fiscale.

 

Il Regime Impatriati non è solo una norma fiscale, ma una preziosa opportunità per ripensare il proprio equilibrio tra reddito, qualità della vita e futuro familiare.

 

Le domande più frequenti

Devo aprire la partita IVA per accedere al Regime Impatriati?

No, non è obbligatorio. Il Regime Impatriati si applica a qualsiasi attività che generi reddito da lavoro in Italia. L’unica condizione è che l’attività si svolga in Italia e produca un reddito tassabile nel nostro Paese.

 

Se sono pensionato, posso usufruire del Regime Impatriati?

No, il Regime Impatriati non si applica ai redditi da pensione.
Ma attenzione: esiste un altro regime fiscale dedicato ai pensionati esteri, con un’imposta sostitutiva agevolata al 7% per 10 anni, riservata a chi si trasferisce in piccoli comuni del Sud Italia (fino a 20.000 abitanti).

 

Posso trasferirmi da solo e poi farmi raggiungere da moglie e figli?

Sì.

È obbligatorio comprare casa per dimostrare la residenza?

No, non è necessario acquistare un immobile per beneficiare del Regime Impatriati. È sufficiente un contratto di affitto regolare, registrato presso l’Agenzia delle Entrate.

 

Posso lavorare in Francia mentre vivo in Italia?

Sì, ma con la giusta attenzione. Il requisito chiave è che l’attività si svolga prevalentemente in Italia, ossia per più del 50% delle giornate lavorative annue. Se un soggetto vive stabilmente in Italia e lavora da remoto per un’azienda francese: rientra nel Regime Impatriati.

Se il soggetto, per ragioni di lavoro, trascorre gran parte del tempo in Francia, il Fisco può revocare il beneficio.

 

Trasferirsi in Italia oggi non è solo una scelta dettata dal cuore, dal sole o dalla buona cucina.

È una strategica e intelligente decisione supportata da uno tra i fiscali più competitivi d’Europa.

 

 

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