Il 22 dicembre 2021 il Garante privacy aveva ribadito, all'Agenzia delle Entrate, di non utilizzare queste informazioni nelle attività di analisi e selezione del contribuente perché ledevano i diritti dei cittadini creando delle forti anomalie. Il provvedimentodirettoriale del Garante privacy è il 454 del 2021.
https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9732234
L'Agenzia delle Entrate è andata avanti, pensando che il Garante provacy non intervenisse, invece non è stato cosi.
Il problema principale è legato al forte rischio di posizioni errate ed alla quantità di pratiche difensive che ne scaturirebbero con ricorso anche a carico del Garante privacy. Infatti l'utilizzo dei dati del contribuente, presente nelle fatture elettroniche, non permette al sistema di misurare la capacità e capienza contributiva dello stesso, portando a inutili contenziosi. Il Garante privacy, in sostanza, dice che non è possibile fare una "pesca a strascico", ma al contrario deve essere fatto un lavoro singolo sul contribuente.
Inoltre, ricordiamo che l'emissione della fattura da parte dell'imprenditore non lo obbliga a fare l'adeguata verifica del cliente, oppure in caso di errata indicazione del codice fiscale si andrebbe ad assegnare una spesa ad un altro soggetto. Quindi utilizzare i dati delle fatture per misurare la capacità contributiva del contribuente viola i principi della privacy.
Continua il Garante privacy nel rappresentare, all'Agenzia delle Entrate, gli abusi delle informazioni che porterebbero, dopo anni, ad accertare i contribuenti che sarebbero sprovvisti di prove documentali, per provare la propria provenienza del denaro o magari l'acquisto effettuato per un parente.
Quindi il monito del Garante privacy è chiaro, no all'utilizzo massimo dei dati. L'Agenzia delle Entrate adesso dovrà adeguarsi.