Con la riforma della normativa fallimentare e l’introduzione del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, il ruolo e le responsabilità degli amministratori delle S.R.L. risultano decisamente modificati. La riforma attribuisce agli amministratori un ruolo centrale nel prevenire la crisi aziendale.
Il legislatore ha inteso responsabilizzare gli amministratori affinché istituiscano strutture organizzative adeguate alle dimensioni dell’impresa e al proprio business, per evitare scelte rischiose che possano compromettere l’integrità del patrimonio delle società e tutelare maggiormente i creditori.
A fronte di questo nuovo ruolo dell’amministratore di S.r.l., è stato introdotto un ulteriore profilo di responsabilità a suo carico.
Il sesto comma dell’art. 2476 c.c. prevede che “gli amministratori (di S.r.l.) rispondono verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. L’azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei propri crediti”.
I creditori sociali di una S.r.l., che rimarranno insoddisfatti nelle proprie azioni esecutive contro la società, potranno agire personalmente contro gli amministratori, asserendo una qualche violazione da parte loro degli obblighi organizzativi e di vigilanza.
L’amministratore rischia, quindi, che i propri beni personali (ad es. immobili, quote sociali, conti correnti ecc.) vengano aggrediti dai creditori sociali tutte le volte che la società risulti insolvente.
Gli amministratori di S.r.l., per poter “dormire sonni tranquilli”, dovranno adeguare la propria condotta imprenditoriale alle nuove norme e dovranno anche pensare a forme di protezione del proprio patrimonio personale.
Questo perché, anche quando la gestione dell’impresa sia stata assolutamente corretta e conforme ai nuovi principi, è ragionevole pensare che il creditore, rimasto insoddisfatto, decida di tentare comunque tutte le strade percorribili, cercando di aggredire anche l’amministratore.
In questo nuovo contesto il trust familiare rappresenta una delle forme di protezione del patrimonio degli amministratori.
Il trust, se correttamente e genuinamente costituito, rappresenta una forma di tutela insuperabile, non soltanto di fronte a temerarie azioni dei creditori sociali, ma anche a quelle dei creditori personali dell’amministratore.
È possibile istituire un trust anche solo per proteggere la propria casa familiare. In questi casi, una volta istituito, il trust avrà spese di gestione contenute o, comunque, commisurate all’attività realmente espletata dal trustee.
Inoltre l’amministratore potrà anche pianificare il proprio passaggio generazionale, organizzando per tempo la propria successione.