Ci eravamo già soffermati su questo Blog sugli effetti “singolari” di una norma del Decreto Cura Italia(art. 67) che, parallelamente alla sospensione delle attività di verifica e accertamento tributario fra l’8 marzo e il 31 maggio (e quindi per un periodo di 84 giorni), prevedeva una proroga dei termini per la notifica degli avvisi di accertamento di addirittura due anni.
Tradotto: gli avvisi da notificare a pena di decadenza entro il 31 dicembre 2020, potevano notificarsi entro il 31 dicembre 2022.
Sin da subito, però, ordini e associazioni professionali (su tutti il CNDCEC, per i commercialisti e l’OCF per gli avvocati) e anche singoli professionisti impegnati nelle attività di divulgazione su quotidiani e riviste, hanno sottolineato lo squilibrio fra lo stop riconosciuto al contribuente e la proroga assicurata all’Erario.
Ebbene, è notizia di qualche giorno fa che, nel passaggio al Senato per la conversione in legge del Decreto Cura Italia, è stato approvato un emendamento che pare superare questa super proroga di due anni.
Dal punto di vista tecnico, ad essere onesti, l’emendamento è perfettibile (e ci si augura che sarà perfezionato), ma quantomeno — e questo va registrato — l’estensione automatica di due anni dovrebbe essere ormai fuori discussione.
Cosa dimostra tutto questo?
Ebbene dimostra che, delle volte, anche i professionisti, con le loro idee e le loro prese di posizione, possono contribuire a tutelare le buone ragioni (logiche e di diritto), per assicurare una migliore tutela dei diritti dei cittadini/contribuenti.
Una goccia nel mare?
Forse sì, ma pur sempre una goccia preziosa!
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